I magici mondi paralleli nel design di Ashley Sutton

Vecchi caveau, stanze incantate e oscure, tortuose scale a chiocciola che non portano a nulla, specchi, libri giganti sospesi in movimento, fate e polverine magiche, decori stravaganti. No, non siete finiti sulla scenografia di qualche film fantasy e nemmeno nella favola di Alice nel Paese delle Meraviglie. Con tutte le probabilità siete finiti in uno dei migliori locali in Asia. Con ancora più probabilità siete scivolati in uno dei magici mondi paralleli di Ashley Sutton, genio creativo del bar e club design dalle visioni straordinarie e dai concept unici.

Mi trovavo sull’isola di Koh Phangan in Tailandia, quando in attesa del traghetto per il rientro verso Bangkok, un expat con cui stavo chiacchierando, mi ha consigliato di passare una serata al locale Maggie Choo’s, nel cuore di Silom Road.

Arrivata a destinazione, cammino avanti e indietro un paio di volte, ma non vedo nessun locale. O per lo meno, non come me lo aspettavo: una piccola casetta cinese di legno ben nascosta, accanto a un hotel di lusso.

Oltre la porta di legno intarsiato, un piccolissimo ristorante cantonese, adornato da ombrelli di carta sui soffitti ricorda il proibizionismo di Shanghai negli anni ’30.

 

Maggie Choo’s, ingresso

Proseguo verso una tenda nera, e scostandola, si apre un’atmosfera da speakeasy con dettagli esotici. Luci soffuse, tavolini, poltrone di velluto e divani in pelle. Sul muro la scritta “1847, East India Company Siam“, e diversi caveau adibiti a salottino. Al centro della sala, un bancone da Casinò contiene il bar, incastonato dentro a delle sbarre. I cocktail classici sono tutti presenti e la musica varia dal jazz all’elettronica a seconda della serata.

 

I salotti-caveau del Maggie Choo’s

Intrigata da questo luogo così particolare che penetra il reame della mente, mi informo per saperne di più. Scopro che quest’opera di meraviglia è a cura del fervido visionario Ashley Sutton. Senza esserne consapevole, la mia missione inconscia diventa esplorare altri luoghi da lui creati. E di fatti, quasi “per caso”, mi imbatto in The Iron Fairies, un luogo assolutamente elettrizzante.

 

L’entrata spettacolare di The Iron Fairies

Da fuori, la vetrina presenta centinaia di bottigliette di vetro che racchiudono della magica polverina di fata, e che coprono lo spettacolo che si cela all’interno. Sembra di entrare nell’oscurità sotterranea di una miniera, oppure nel tetro laboratorio di un fabbro d’inizio ‘900.

 

Locale o miniera? Scatto interno di The Iron Fairies a Hong Kong

Scale in ferro battuto rialzate attraversano la sala, tubi e mattoni a vista cosparsi di pipe e creature alate di ferro ovunque alzo lo sguardo (sorseggiando cocktail degni di ottimo mixology). Porte segrete che portano al piano più alto, che visto dal basso sembra inaccessibile… The Iron Fairies ha graziato anche Tokyo e Hong Kong.

 

Scale a chiocciola che finiscono nel nulla: The Iron Fairies, Bangkok

La cosa che ho trovato ancor più affascinante, è la storia di questo luogo. Il nome del bar, è ispirato a delle storie per bambini scritte da Ashley stesso mentre lavorava come minatore in West Australia. Per sfuggire alla noia della routine, immaginava storie in cui un gruppo di minatori forgiava fatine di ferro che prendevano vita una volta esposte ai raggi del sole. Per non arrugginire, dovevano essere protette da una polverina magica… Un manager di produzione trovò i suoi scritti e i suoi disegni, e lo incoraggiò a pubblicarne un libro.

Qualche periodo più tardi in Tailandia, Ashley avviò un’attività di produzione di oggetti artistici in ferro. Aveva reso il posto bellissimo per ispirare i suoi collaboratori, ma sempre più passanti interessati ad assistere alle creazioni, chiedevano di poter sorseggiare e mangiare qualcosa mentre osservavano i ragazzi al lavoro. È così che ha inizio la storia di un’audace immaginazione.

Tra arabeschi in ferro battuto e immagini di draghi, il Sing Sing Theater (Bangkok), esercita un’allure dall’estetica orientale con vaghi richiami ai bordelli cinesi degli anni ’30. Le centinaia di lanterne presenti illuminano le Muse vestite nell’elegante Qipao cinese che si aggirano per il locale.

 

Sing Sing Theater

The Bookshop è un altro classico dove follia, creatività e stupore si incontrano per un’esperienza da favola nella realtà. Delle specie di tentacoli metallici giganti si contorcono nella sala incontrando libri sospesi tra marmo, arredi di design e di lusso. Mr. Jones’ Orphanage invece punta su soldatini giocattolo, Lego, e dolciumi, mentre caroselli di frutta e cavalli di legno vi distraggono da aeroplani di carta appesi al soffitto.

 

Il mondo capovolto: The Bookshop

 

Un paradiso per grandi e piccoli: Mr Jones’ Orphanage

J. Boroski, prende il nome dal mixologist che spesso collabora con Ashley. Tra il fascino di Boroski per l’entomologia e i ricordi di Sutton nelle miniere, infiniti scarabei di acciaio adornano il soffitto di un elegante New York-style bar dalle intime luci soffuse, toni di bronzo, pelle e legno. Accessibile solo su prenotazione, è un’esperienza esclusiva, unica e interamente personalizzata.

 

Vista interna dell’esclusivo J. Boroski

 

Dettaglio entomologico del J. Boroski

Una novità a Bangkok è il Dreadnought (il cui significato letterale è “non temere nulla”); 400 metri quadrati di bar e ristorante tappezzati di terracotta indonesiana. Il concept è interamente futuristico; ideato come se fosse una hall del futuro posizionata su una navicella spaziale intergalattica utilizzata dall’industria mineraria di pianeti distanti. Dei pistoni giganti al centro del tavolo producono il cibo direttamente.

 

Mondi follemente futuristici al Dreadnought

Un altro luogo tipicamente in stile Sutton è l’Iron Balls Bar; una micro distilleria dalla produzione limitata di gin abbinato a diverse piante botaniche. Il payoff non può fare a meno di strappare un sorriso: “hai sempre delle opzioni se hai le palle”. Bangkok Betty invece, mette in mostra cabaret eseguito da pin-up vintage, ed è ispirato a una fabbrica di bombe USA del 1940.

 

L’Iron Balls Bar, distilleria di Gin

 

Il “Sutton Engine” dove vengono preparati i distillati all’Iron Balls

 

Tra vintage, pin-up e cabaret: Bangkok Betty

A Hong Kong, il sofisticato Ophelia rappresenta un altro massimo capolavoro. Si racconta la storia di Mr. Wong, un antico collezionista di rapaci che un giorno ricevette un pavone Giavanese spettacolare. Infinite piume vere di pavone (sistemate da Ashley in persona) e 600 mila piastrelle fatte a mano vi accolgono oltre la pioggia di tende di perline e gabbie di uccellini.

 

Piume di pavone e oltre 600 mila piastrelle fatte a mano: Ophelia, Hong Kong

 

All’interno di Ophelia

.  .  .

WHY
come e perché ti sei avvicinato al tuo percorso?
Per sbaglio. Ho costruito a mano una fabbrica di fate e i clienti di passaggio guardavano incuriositi. Volevano poter osservare, mangiare e bere in quel luogo che avevo progettato per creare fatine.

WHO
come ti descriveresti in poche parole?
Scontroso, lamentoso, infelice, perfezionista, schizzinoso.

WHAT
qual’è la tua fonte di ispirazione?
La noia e la depressione.

WHERE
dove vai quando hai bisogno di una pausa?
Lontano dalle persone, nell’oceano.

WHEN
quando e quali saranno i tuoi prossimi passi?
Nuovi business…

**WILDCARD
qual’è il “dream design” che non hai ancora creato?
Una navicella spaziale per andare nello spazio e non tornare mai più indietro.

 

 

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1 thought on “I magici mondi paralleli nel design di Ashley Sutton

  1. Sembra un clown: tanta capacità di far sognare i bimbi nonostante la propria tristezza interiore
    L’animo ricco di favole ma incapace di sorridere col cuore

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