Le foto di Nancy Fina tra ADV, moda e realtà sociale

Originali, eclettiche, frizzanti e un po’ folli. Tra un’estetica visiva – a volte surreale –  lo story telling e tutta la gamma dei colori Pantone più intensi e brillanti. Dagli scatti che immortala Nancy Fina, si percepisce che ama cimentarsi nelle imprese creative.

Grazie alla sua innata sensibilità femminile, Nancy coglie il mood e lo esaspera al punto giusto con humour e fantasia. Born in USA, made in Milan, ha un’energia coinvolgente e positiva, unita a una spigliatezza intrinseca: un equilibrato connubio tra la sua gioia di vivere americana e un gusto estetico tutto all’italiana.

 

Cougar: un esempio dei potenti e accattivanti impatti visivi di Nancy Fina


Fotografa di moda e ADV, ma anche di ritratti ed editorial, beauty e cataloghi, il suo tratto personale è riconoscibile per lo stile unico e inconfondibile che traspare in ogni immagine su cui mette mente e cuore.

Attraverso un armonioso utilizzo di luce e colore, dona un potente e accattivante impatto visivo, che riesce a captare la bellezza insita in ogni soggetto, catturandone l’essenza e le emozioni.

 

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È stata una delle prime donne fotografe di moda in Italia, quando il mestiere non era ancora considerato affare femminile ed era tradizionalmente dominato da uomini. (Una volta, in un negozio di attrezzatura fotografica le dissero addirittura che vedere una donna fotografa, era strano quanto vedere una donna imbianchino!)

Dopo oltre 25 anni nella moda, nell’ultimo periodo Nancy preferisce dedicarsi alla comunicazione sociale d’impatto che possano veicolare dei messaggi profondi e importanti, al fianco dello stylist Michael Dye.

 

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L’intento è di esprimere un punto di vista che possa agire da fil rouge tra ADV, moda e realtà sociale e tradurlo in immagini potenti. In bilico tra sogno e critica sociale, le tematiche su cui si concentra sono il new aging, la comunità LGBT, i global neighbourhoods e la donna-guerriera.

 

Woman-Warrior. Una delle tematiche sociali nelle foto di Nancy Fina

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WHY
come e perché ti sei avvicinata al tuo percorso?
Ho studiato scienze politiche; il sogno di mio padre era che diventassi la prima donna Presidente  degli USA. Mi sono laureata in Università e ho lavorato a Washington molto tempo fa, quando ci si aspettava ancora che le donne stessero lì per fare bella presenza e scrivessero lettere a mano con una scrittura impeccabile. Lo odiavo. Pensavo: “Devo tornare in Università, questo non fa per me!”. Mi sono imbattuta in un amico artista, che frequentava una scuola d’arte, meno costosa rispetto agli studi convenzionali, e iniziai.
Poco dopo, pensavo di essere la peggior artista sulla terra, perciò passai alla fotografia. Era molto più divertente, e mi piaceva. Quando terminai gli studi, c’era un’opportunità lavorativa come assistente a un fotografo professionista. Andai in ufficio per candidarmi, quando l’impiegato mi prese per mano e mise in chiaro che, siccome ero una ragazza, la fotografia era destinata a rimanere per me un bell’hobby e che non mi avrebbe proposto come assistente. Quella cosa mi deprimette.
Il giorno dopo fu l’ultimo a scuola. Una modella entrò nella camera oscura chiedendomi di farle delle foto. Io facevo foto di rocce e natura, perciò declinai. Mi pregò, perciò acconsentii, ma non avevo idea di cosa stavo facendo e non avevo mai guardato un fashion magazine. Siamo uscite e iniziai a scattare.
Non sapevo cosa ne sarebbe stato di me; ero squattrinata e senza soldi. Poi, dopo quell’episodio, mi ha chiamata una donna dicendomi che mi aveva scoperta. Era la più grande agenzia di modelle di Boston, che mi proponeva di pagarmi per fotografare tutte le modelle dell’agenzia. Perciò passai l’estate a fotografarle; sulla spiaggia, nel verde, di notte. Mi disse che dovevo andare a NY o in Europa, e quando le dissi che avevo famiglia in Italia, mi suggerì di venire qui. Iniziai con i test alle modelle, e poi passai alle riviste. Le persone iniziarono a chiamarmi, e da cosa nasce cosa.
Penso di essere una delle primissime fotografe qui. In un negozio di attrezzatura fotografica una volta mi dissero che vedere una fotografa era una cosa strana!

WHO
come ti descriveresti in poche parole?
Mi piace pensare che sono positiva. Che possiedo un’integrità. Lavoro sodo e mi piace risolvere problemi, pensare a idee, con atteggiamento proattivo, una combattente. Il no come risposta non esiste per me.

WHAT
qual’è la tua fonte di ispirazione?
Questa è una domanda interessante. Dipende, e cambia nel corso degli anni. Sono stata fotografa di moda per molto tempo e adesso a volte è noioso. In questo periodo ciò che mi dà ispirazione è un’immagine che abbia un messaggio sociale. Mi piace che ci sia del valore o del significato in un’immagine. Sentire la persona e immortalarla. Mi sta piacendo anche lavorare sul corpo. Mi interesso alle storie dei nostri tempi, il new aging, i global neighbourhoods, le donne-guerriere. Voglio veicolare un messaggio.

WHERE
dove vai quando hai bisogno di una pausa?
Il mio posto preferito; la mia casa in campagna. Una tenuta in collina, nei Colli Piacentini, dove gioco con i miei animali, ho le mie piante, vedo i miei amici, in natura. È stupendo, vicino, e mi rende felice.

WHEN
quando e quali saranno i tuoi prossimi passi?
Il quando è ora. Il cosa, ci sto pensando. La vita del fotografo è difficile. Ci sono molte persone che fanno questo mestiere adesso e sembra che le finanze siano evaporate dall’Italia… Sto lavorando su storie di attualità per cui nutro un forte interesse. Nella vita devi sempre fare qualcosa che ami e che ti catturi ovunque andrai, altrimenti non vai da nessuna parte. Sto anche lavorando su ritratti privati. Mi piace lavorare con delle persone vere, le conversazioni sono più interessanti. Come vedi, ogni momento si addice a un periodo diverso della vita.

**WILDCARD
Utilizzi una grande varietà di colore nelle tue foto. Se la tua personalità fosse un colore, quale sarebbe e perché?
Il rosa, ovviamente! Forse perché i miei genitori non mi hanno mai comprato tutta quella roba da Barbie. È il mio colore felice, mi ricorda la gioia e l’umanità.

 

 

 

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